LA FARIE DI CHECO
La Fàrie di Checo è un opificio di remotissima erezione: il primo documento che ne testimonia l’esistenza risale infatti al 1426. Il nome con cui è conosciuta, “Checo”, si riferisce al penultimo proprietario, Francesco Dassi, che l’ha rilevata nel 1902. Oltre a lui vi lavorarono il figlio ed il nipote Candido Silverio. Nel 1966, a causa di un’alluvione che rese impossibile l’erogazione dell’acqua, l’officina divenne definitivamente inservibile. Venne quindi ceduta alla Comunità montana della Carnia, che si occupò della sua ristrutturazione. Oggi la Fàrie di Checo è una pregevole testimonianza storico-etnografica a disposizione di turisti e scolaresche.
Anche oggi, come una volta, i meccanismi della Fàrie vengono azionati dall’energia idraulica, cioè dalla forza dell’acqua che scorre nella roggia esterna addossata all’edificio: l’acqua, attraverso scivoli apribili dall’interno, piomba all’occorrenza sulle pale delle ruote motrici conferendo movimento agli alberi motori collegati agli attrezzi da lavoro ancora esistenti e perfettamente funzionanti: il mantice, il battiferro, la mola. (descrizione tratta da www.carniamusei.org)
IL MULINO DI CROCE
Questo antico mulino (XVI-XVII sec.) si trova lungo la strada regionale che porta a Ravascletto, a pochi metri dall'uscita del paese di Cercivento di Sopra. Di particolare interesse la struttura meccanica, dotata anche di pilaorzo; il mulino è stato attivo fino ai primi anni '60 ed è ora in fase di recupero.
IL MONUMENTO AI "FUCILATI DI CERCIVENTO"
Dietro al cimitero del paese, lungo la strada che porta al Monte Tenchia, si trova il monumento in memoria dei quattro alpini friulani giustiziati il 1° luglio 1916. La 109° Compagnia Monte Arvenis, formata in gran parte da soldati del posto, aveva suggerito di desistere da un attacco folle sulla cima del Monte Cellon proponendo un'azione alternativa: questa inziativa fu però interpretata dal capitano Armando Ciofi e dal suo vice tenente Pietro Pasinetti come un atto d'insubordinazione e ribellione.
Per aver violato l’articolo 114 del codice penale militare ("rivolta in faccia al nemico"), furono così condannati a morte il caporal maggiore Silvio Gaetano Ortis, i caporali Basilio Matiz e Giovan Battista Corradazzi e il soldato Angelo Massaro.
LE SCULTURE
Lungo le vie e nelle aree verdi del paese, è possibile ammirare diverse sculture realizzate, fra il 2000 e il 2007, in occasione di diversi simposi; le opere rappresentano e interpretano, in stile classico e moderno, i temi propri della cultura e del folklore del paese. Oltre a quelle degli artisti locali, si segnalano fra le firme quelle di scultori di fama internazionale, provenienti da Romania, Cina, Corea del Sud, Laos e Argentina. La maggior parte delle sculture è realizzata in "Grigio Carnico", alcune opere sono state invece scolpite nel caratteristico "Marmo Rosso di Verzegnis".