LA PROFEZIA DI NATAN
‘Io renderò stabile il trono del suo regno per sempre’ (2 Sam 7,13)
‘La to cjase e il to ream a saran simpri davant di me’ (2 Sam 7,13)
(Dalla Bibbia i brani di riferimento dell’opera realizzata dalla Scuola Mosaicisti del Friuli ed, in breve, il commento/spiegazione di Paolo Orlando autore dei bozzetti.Foto: ULDERICA DA POZZO)
2 Sam 7,8-14
Ora dunque dirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti: «Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele.
Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra.
Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno.
Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.
Se farà il male, lo colpirò con verga d'uomo e con percosse di figli d'uomo.
2 Sam 7,8-14
Pa la cuâl tu j disarâs cussì al gno famei David: il Signôr des schirìis al dîs chest. I sei jo che ti ai cjapât sù dai passons, daprûf des pioris, par che tu fos il sorestant dal gno popul Israel. I eri cun tei dapardut là che tu lavis; i ai splanât davant di te ducj i tiei nemîs.
Israel, lu plantarai lì, al restarà in chest lûc, nol sarà plui sbalotât e i triscj le varan finide di tibiâlu come par viêri, encjemò da cuant che jo i metevei i jùdiçs sul gno popul Israel: jo ti deliberarai di ducj i tiei nemîs.
E il Signôr al ti fasarà grant, parcè che il Signôr ti fasarà sù une cjase. E cuanche lis tôs sornadis a saran rivadis al colm e tu, tu ti sarâs distirât cui tiei vons, i tegnarai sù daûr di te la samence saltade fûr deas tôs vìssaris e i rinfuarçarai il to ream.
Al è lui che mi fasarà sù une cjase pal gno non e la sô sente di re a sarà stabilide par simpri. I sarai par lui un pâri e lui al sarà par me un fî: s’al fâs alc di mâl, lu cjastiarai cun tun baston di om e cui stes colps ch’ai dan jù i oms.
Le mura indicano la città di Gerusalemme; del quadrato di cinta si vedono tre lati, con tre porte per ciascun lato, mentre il quarto lato, idealmente, è "alle spalle" di chi guarda la scena; nel mezzo il trono di Davide; in alto il disco solare con il volto del Cristo.
L’uomo che avanza da sinistra e, protendendo le mani si inchina davanti al re, è il profeta Natan, il quale annuncia il rinnovamento della promessa fatta ad Abramo, fatta a Mosè; il popolo avrà la sua città santa, avrà il suo reggitore politico e sarà protetto da Dio.
Seduto e attento, mentre con una mano regge una cetra, per ricordare i Salmi da lui composti e ancor oggi cantati o letti in tutte le chiese, il re Davide riceve la profezia. Benché peccatore, egli avrà, per grazia e misericordia, un erede che salverà tutti.
Ed è profezia per noi. Profezia della futura Gerusalemme Celeste, illuminata da un sole che sorge dall'alto, Gesù. Anche noi saremo salvi!